In Toscana la scuola riapre solo a metà. Leso un diritto costituzionale fondamentale

Anche in Toscana la scuola riapre a metà, nella totale incertezza e nel caos, con orari ridotti quasi ovunque e ciò lede un diritto costituzionale fondamentale. Non sono stati reperiti spazi aggiuntivi per ridurre gli alunni nelle classi, le assunzioni e le stabilizzazioni di personale sono state effettuate solo in minima parte e mancano i piani di distribuzione di banchi e dispositivi di protezione personale. In occasione dell’apertura dell’anno scolastico 2020-2021 sono stato davanti alla scuola primaria “Vittorio Veneto” di Firenze insieme a Costanza Margiotta Broglio, promotrice del Comitato Priorità alla Scuola, per verificare la situazione alla riapertura dopo il lockdown e la pausa estiva.
La pandemia ha aggravato gli annosi problemi degli istituti scolastici che denunciamo da sempre, inascoltati, anche a livello regionale. Servono nuove strutture e la messa in sicurezza di quelle presenti, l’acquisto di nuovi materiali, l’assunzione di insegnanti, custodi e personale di segreteria, la messa a ruolo dei tanti precari. Al di là della retorica sui nuovi 80 mila assunti, che vedremo in servizio non prima di due anni, c’è un dato di fatto: oggi nella scuola ci sarà ancor più personale precario che in passato. Oltretutto le graduatorie sono state stilate con punteggi sbagliati e sono piene di errori. Quando gli errori saranno appurati e corretti, molti insegnanti dovranno essere tolti dalle classi e salterà anche la continuità didattica. Insomma, c’erano 6 mesi per programmare un rientro a scuola in sicurezza e invece siamo nel caos. Se ci troviamo ancora in questa situazione significa che la scuola non è affatto una priorità per questo governo, né lo è stata per quelli precedenti. Dalla Gelmini fino alla riforma Renzi, il definanziamento e i colpi assestati alla scuola pubblica sono stati purtroppo una costante. Al di là delle limitate competenze specifiche, la Regione non ha mai sollecitato i governi nazionali per risolvere problematiche di lungo periodo che nascono dal pesante definanziamento degli ultimi anni. Anche il governo regionale deve capire che senza scuola vengono meno i diritti, non solo quello all’istruzione ma anche quello alla sanità e alla cittadinanza. Poi ci sono le incognite di carattere sanitario che ruotano intorno alla riapertura delle scuole. C’è grande confusione sui protocolli che si dovrebbero seguire in caso di positività ed è carente la sanità sul territorio in grado di vigilare e intervenire. Servirebbero invece tamponi veloci, affidabili e immediati per non bloccare nuovamente la didattica in presenza laddove dovessero presentarsi contagi all’interno delle classi.
Da tempo ribadiamo che bisognerebbe reperire strutture pubbliche inutilizzate, nuovi spazi all’interno dei plessi scolastici, potenziare la sanità territoriale connettendola con regole chiare alle esigenze della sicurezza di studenti e insegnanti. La Regione aveva inoltre promesso un potenziamento del trasporto scolastico pubblico ma adesso pensa di ricorrere al privato o a utilizzi non in sicurezza. Ci sono dunque responsabilità ben precise anche da parte della giunta regionale, che non adeguando il trasporto pubblico alle entrate scaglionate a scuola costringe gli studenti a uscire e rientrare a casa in orari dilatati rispetto a quelli stabiliti per le lezioni a scuola.
Per l’intera giornata di oggi i candidati e le candidate di Toscana a Sinistra di tutte le circoscrizioni regionali hanno presidiato gli ingressi degli istituti scolastici per verificare personalmente le singole criticità alla riapertura dell’anno scolastico.